Energia e meditazione

Energia e meditazione

Energia e meditazione

L’Energia è ovunque, da sempre, in noi e intorno a noi.

Fin dalla nascita siamo alla ricerca di energia in tutte le sue molteplici forme.
La cerchiamo attraverso il respiro, il cibo, l’attività fisica, le emozioni, il riposo, l’eccitazione sessuale, il rischio, l’arte, la trasgressione, il gioco, il rito e l’amore.

In verità è l’energia che si cerca, si trasforma, si fonde, si duplica e attraversa la vita, anche in questo momento.

Per esempio, dalla lettura di questo testo, tu, lettore, speri di ottenere energia, attraverso pensieri, concetti, suggerimenti che arricchiranno la tua mente e il tuo spirito.

Siamo nati per farne esperienza, ad ogni istante, essa c’è e ne siamo più o meno consapevoli, accade adesso senza interpretazione o scelta.

L’Energia si dà, da sempre, ci riempie costantemente, prende forma ed è in continuo movimento, noi siamo energia.

Se ci pensiamo un attimo, se ci chiedessimo: “ma prima di nascere dov’ero?” Immediatamente la risposta ci apparirebbe come un buio denso, un fotogramma nero, un nulla, il nostro nulla, noi non c’eravamo.
Lo diamo per scontato, ma prima di nascere, non facevamo esperienza dell’energia poiché non c’eravamo.

Se ci ascoltiamo un istante, con attenzione, sentiamo emergere una sottile angoscia, perché c’è “qualcosa” che non riusciamo a comprendere, a pensare chiaramente, è il nostro “non esserci”.

Il nulla per definizione è “ciò che non c’è”, dovremmo essere indifferenti a ciò che non c’è, ma, dentro di noi, l’energia vitale, per contrasto al nulla, in alcune persone sensibili, si evidenzia con il sentimento dell’angoscia.

Angoscia di cosa? E’ un sentimento legittimo o bisogna sentire più profondamente per cogliere il significato che cela? Cosa nasconde l’angoscia?

Per rispondere a queste domande facciamo un salto indietro fino all’origine del tempo.

Il big bang, forse il momento in cui tutto ha avuto inizio, risale a miliardi di anni fa, un tempo impensabile.
Dopo molto, molto tempo, ad un certo momento sei nato tu, sei apparso al mondo o il mondo ti è apparso.
Da allora tu esisti; sottoforma di atomi, molecole e cellule vive, che respirano da sole, che necessitano di energia, ad ogni istante.

In un punto minuscolo e remoto dell’Universo, ti sei acceso e hai cominciato a fare esperienza della vita cosciente.

Molti esseri umani, non tutti, si chiedono, una volta nella vita, perché nasciamo dal nulla, viviamo e torniamo al nulla? Perché soffriamo? Perché tutto questo?

E’ il segreto più profondo dell’Universo: l’Universo c’è, ma non sa perché c’è.

Tu sei un pezzettino di Universo, un pezzettino cosciente, capace di chiedersi, di farsi domande e di interrogarsi su tutto, anche, del senso di esistere.

Entriamo, lentamente, nelle tematiche più profonde di un essere umano.

L’amore è l’energia che gli esseri umani preferiscono, le persone si amano per il bisogno costante di sentirsi vive, per vivere il piacere del sesso che li ordina a riprodursi, ad allevare i cuccioli ed educarli.

Dal momento del concepimento, quando un uomo e una donna si uniscono sessualmente, il bimbo entra nell’esistenza.
Una volta concepito inizia il suo viaggio dentro il ventre materno, li, si sente tutt’uno con l’universo, senza nessuna separazione.

Il bimbo entra in un doppio processo che è quello di fare esperienza di energia informata, informata di mondo, di capacità, di sensazioni e di relazione, prima solo con la madre e, poi, dopo la nascita, con il mondo.

Crescita come accumulo, dispersione e trasformazione di energia, in un dare e ricevere in un attrito con il mondo che, si spera, forgi le premesse per la formazione di un corpo sano e di un io solido.

Crescendo il bimbo respira, respira il suo corpo, respira la sua anima che si nutre delle emozioni circostanti, alcune ordinate alle leggi dell’amore, armoniose e superiori e altre, invece, frutto dell’amore cieco che interrompono il movimento di conoscenza e di crescita.

Questo amore povero di energia, è frutto di traumi, di conflitti, di eredità negative che giungono anche dalle generazioni precedenti.
Sono interruzioni dei movimenti di energia naturali, sono blocchi di flusso e di nutrimento primario, che genereranno sofferenza, mancanza, vuoto, depressione, incapacità di scegliere, di vivere a pieno il proprio destino, in una parola, di angoscia.
Ecco l’angoscia che ritorna, lei è la vera protagonista della filosofia e della letteratura esistenzialista del ‘900, questa sensazione è ciò da cui si sfugge continuamente.

L’uomo in tutta la sua storia ha cercato di emanciparsi dalla sofferenza, attraverso l’arte, la spiritualità, la terapia, il gioco, il rito, la fuga, l’amore.
Il viaggio, per conoscere se stessi, coincide con liberarsi da tutto ciò che ci fa soffrire.

La continua ricerca di energia, è, da una parte, fisiologica per la vita, in quanto il corpo necessita di cibo e di movimento e, dall’altra, è il tentativo dell’anima di trovare quell’energia della cura, che gli permetta di riavvicinarsi allo stupore dell’infanzia, nella quale basta “essere” per essere felice.

La vita stessa è il tentativo di dare risposta alla domanda “qual è il senso della vita?” e più profondamente “che cosa significa esistere o morire?”.

Abbiamo barattato lo stupore della vita con l’angoscia della morte.

Tutte le culture in tutte le epoche, in modi differenti, si sono poste queste domande e le hanno elaborate traducendole in filosofie, rituali e cerimonie sacre.

Come rapportarsi all’energia senza filtri, vivendola e conoscendola?

Strumenti antichi come la meditazione, aiutano a vivere l’energia della vita, ci insegnano a frequentare le domande esistenziali in modo più lecito, ci permettono di trascendere la sofferenza, vincere la paura, vivere più serenamente vicini alla nostra verità.

La meditazione, è una strada, tra molte, che permette all’anima di vivere il suo difficile viaggio, in modo più pieno e consapevole.

Gli approcci per favorire stati meditativi e contemplativi sono molti e diversi, esistono pratiche immobili, seduti a gambe incrociate e altre più dinamiche come danze estatiche o di gruppo più codificate.

La meditazione esiste da migliaia di anni, ha aiutato milioni di ricercatori a superare la sofferenza, liberandoli dagli attaccamenti emotivi e dalle paure di vivere.

Meditazione però, non come terapia, ma come ricerca continua del lecito rapporto con l’Assoluto, con il crudo fatto di esserci qui e ora.

La meditazione, quindi, ci tiene desti sulla natura illusoria dell’esistenza, ci aiuta a ricordarci del valore dell’esserci’, ci insegna a vivere la nostra energia, ci svela i segreti della coscienza che ci comunica costantemente un unico significato: esistiamo e il nulla non si dà.

Lo stupore che questa esperienza significativa genera ci rende, ogni volta che ce ne ricordiamo, più liberi e più vicini alla nostra vera natura.

Le meditazione, oggi, è, ancora, sconosciuta in Occidente, la si confonde ingenuamente come una tecnica di rilassamento, di benessere e di pace.
In realtà e’ un antichissimo strumento di conoscenza, di trasformazione e di liberazione individuale ancora tutto da scoprire, da valorizzare e da sperimentare.

Le tecniche a nostra disposizione sono moltissime e spesso molto diverse una dall’altra, a seconda della tradizione, della scuola e dei Maestri che le hanno messe a punto.
Con molta calma bisogna, solo, scegliere quella giusta per noi e questo è possibile solo sperimentando, mettendosi in gioco in prima persona, anche questa è ricerca.

Abbiamo compreso che la medicina c’è, adesso, senza incertezze, bisogna cominciare a praticare costantemente rimanendo sempre se stessi e orientandosi verso il nostro vero e più sacro bisogno: smettere di soffrire.

Buona pratica.

Yoga

Yoga

Yoga

Per la pratica dello Yoga, organizzo diversi corsi (principianti e avanzati) infrasettimanali sul territorio padovano. Durante l’anno svolgo seminari di un weekend o di una settimana in località adatte ad accogliere anche gruppi numerosi

Che cos’è lo Yoga?

“Si ha lo stato di yoga allorché s’acquieta il turbinio mentale. Allora lo spirito ritorna alla propria natura originaria”.

Così ci ha tramandato Patanjali, il grande sapiente dello Yogasutra.

La parola deriva dal sanscrito Yuj che significa “congiungere” “unire” “aggiogare”.

Lo Yoga e’ un’antica filosofia pratica indiana, che considera il corpo, la mente e l’anima tre luoghi a cui tornare per conoscere se stessi e trasformare il proprio presente.

Lo Yoga non è una religione, non ha dogmi, non dice come comportarsi, non impone delle verità rivelate da qualcuno, non confligge con nessun credo, ideologia, pensiero dominante, non è una terapia, non è ginnastica.

A cosa serve lo Yoga?

La pratica dello Yoga, permette, negli anni, di rafforzare il corpo, di ridurre i conflitti della mente e di accedere a esperienze emotive profonde che possono migliorare la qualità della vita.

Lo Yoga è uno strumento che ci aiuta a vivere la sacralità dell’esistenza, è una filosofia che mette al centro della vita lo stupore, la bellezza, la contentezza e il miracolo dell’esistenza.

Qual’è l’origine dello Yoga?

YogaL’origine è sconosciuta, si data tra il 3000 e il 1800 a.C., nella valle dell’Indo, presso la civiltà contadina di Quetta, poichè ci sono reperti archeologici che testimoniano la sua esistenza.
Nei primi secoli la trasmissione era orale e poi tra il I sec a.C. e il V d.C., l’insegnamento fu trascritto in un testo che risulta essere il testo più importante : Lo Yoga sutra di Patanjali (il testo consigliato in italiano è quello di “Patanjali yoga-sutra” edizione Uniontrust traduzione e commento Guido Sgaravatti).

Questo testo si compone di quattro libri (Pada) di 196 sutra, che sono delle sintesi che danno indicazioni operative sull’esperienza interiore, va considerato come un manuale di istruzioni per ricercatori spirituali.

 

Quanti tipi di Yoga esistono ?

Si parla di Asthanga Yoga nello Yoga sutra di Patanjali, questa scuola è la principale, da questa ne sono derivate molte, sia di antiche (RajaYoga, HathaYoga, KarmaYoga, BaktiYoga, JinaniYoga, MantraYoga) che di moderne (KundaliniYoga, BikramYoga, PowerYoga, ViniasaYoga).

Quali sono gli aspetti più importanti dello Yoga?

Negli Yoga sutra di Patanjali si parla dell’Asthanga Yoga cioè Otto membra dello Yoga, dove si descrive lo Yoga Inferiore (i primi cinque punti) e
lo Yoga Superiore (i successivi tre punti).
Sono otto punti in cui si illustrano, brevemente, gli aspetti fondamentali dello Asthanga Yoga.

Tali otto stadi sono:

  1. Yama (rapporto con gli altri):
    • Ahimsa: non violenza; rispetto del punto di vistasi ciascuno
    • Satya: sincerità; genuinità; la verità
    • Asteya: non rubare; temperanza
    • Brahmacarya: attitudine di moderazione davanti a tutte le cose
    • Aparigraha: non avidità; prendere in considerazione solo il necessario
  2. Niyama (rapporto con se stessi):
    • Śauca: purezza; capacità di oggettività
    • Saṅtoṣa: appagamento; contentezza; gioia priva di oggetto
    • Tapas: autodisciplina; fervore; ardore; motivazione
    • Svādhyāya: studio di sé e delle scritture sacre
    • Iśvara praṇidhāna: abbandono al Signore. Il Signore non è un Dio creatore né un Dio giudice o dispensatore di grazia, ma piuttosto un essere supremo, un modello cui lo yogin può ispirarsi
  3. Āsana: posizione fisica; postura; coscienza del corpo;
  4. Prāṇāyāma: coscienza della respirazione e del flusso vitale;
  5. Pratyāhāra: ritrazione e interiorizzazione dei sensi dagli oggetti; isolamento sensoriale;
  6. Dhāraṇā: concentrazione in una unica direzione; vi sono tre cose, il soggetto, l’oggetto e il movimento continuo che li lega;
  7. Dhyāna: meditazione; contemplazione profonda;
  8. Samādhi: congiunzione con l’oggetto della meditazione; assorbimento della coscienza nel sé;

Il pensiero occidentale è diverso dal pensiero orientale?

Possiamo senza dubbio affermare che tra i due esistono profonde differenze.

Il primo è un pensiero lineare, logico e procede sviluppando ragionamenti per agire e progettare, manipola e trasforma il mondo per ottenerne un profitto.
Questo modo di pensare è pratico, potente, efficace e sposa una precisa idea di progresso tecnico.

Il pensiero orientale è completamente diverso, è sintetico, non lineare, è introspettivo, favorisce l’intuizione, risveglia la vitalità sopita e ci connette al mistero della vita.

L’introspezione dello yoga non è psicanalisi, è auto osservazione, è ascolto delle sensazioni, aiuta a superare le paure e a svuotare la sofferenza dei suoi significati arbitrari.

Di quale sofferenza si occupa lo Yoga Superiore?

Lo Yoga Superiore affronta i temi esistenziali fondamentali, come il rapporto con il tempo, la malattia, la vecchiaia o la morte, che in Occidente sono ignorati o affrontati dalla religione in modo dogmatico.

Il pensiero occidentale non sa rapportarsi alla sofferenza esistenziale, questa viene confusa con la sofferenza psicologica e quindi viene affrontata o con la terapia, con i farmaci o elusa completamente.

La nostra Cultura non sa calarsi nelle sensazioni dolorose per trascenderle, non sa che lo Yoga Superiore libera dalla sofferenza.

Facciamo un esempio importante per illustrare meglio lo Yoga Superiore.

Per chiarire il tema trattato, faccio l’esempio dell’impermanenza.

Poniamo l’attenzione sulla sensazione del “finire delle cose” cioè l’impermanenza.

Questa è un’esperienza emotiva, oggettivamente, dolorosa.

In Occidente può essere fonte di ispirazione per artisti e filosofi, che conferiscono alla caducità del divenire una forma e un linguaggio, ne fanno poesia, la sublimano, ne scrivono saggi.

Artisti e filosofi stabiliscono un dialogo con questo sentimento, magari profondo, e forse, per alcuni, soddisfacente e appagante.

L’impermanenza ci ricorda la nostra temporanea presenza sulla terra e questo ci trasmette angoscia, paura della morte e del nulla.

Per l’Occidentale di oggi, nichilista, i temi esistenziali non significano nulla, non vengono presi in considerazione perché sono considerati senza soluzione.

Questo e’ un problema di vuoto culturale dell’occidente, non è un problema dei singoli individui.

Come si affronta la sofferenza nello Yoga?

Lo Yoga apre uno scenario nuovo, impensabile per noi occidentali, ma possibile.

Chi frequenta questa via può stabilire una relazione nuova con l’“impermanenza”, considerandola un oggetto della ricerca interiore.
Nello yoga l’oggetto della ricerca viene chiamato in sanscrito samskaras (“pensiero registrato”, “pensiero condizionante” generatore dell’illusione e degli automatismi), nel nostro esempio, l’impermanenza è un samskaras.

Ogni samskaras è una sensazione significativa individuabile nel corpo e descrivibile con precisione (posizione, densità, intensità, momenti in cui si rende evidente, a cosa assomiglia ecc.).

Quali sono i passaggi da considerare?

Ora, questa sensazione dobbiamo prima isolarla e, poi, farla oggetto della nostra attenzione.

Come si isola la sofferenza?

Per isolare il samskaras, bisogna calmare l’agitazione mentale e rilassare profondamente il corpo.

Per permettere tutto questo si praticano una serie di posizioni yoga (asana), poi della respirazione profonda (pranayama) e, lentamente, si prepara il corpo alla posizione seduta per la meditazione (dhyana) a occhi chiusi.

Durante questa fase continuamente l’attenzione sfugge, ci si distrae, ci si disperde, e solo con pazienza ci si riassorbe e si riprende il filo dell’ascolto.

Il processo è graduale, silenzioso e sempre più profondo.

Cosa accade durante la meditazione?

Arrivati alla meditazione immobile a gambe incrociate ci concentriamo completamente sul samskaras scelto, su cui ci assorbiamo dimenticandoci anche del corpo.

Concentrarsi sulla sofferenza significa portare l’attenzione in un’unica direzione fissandoci sull’elemento doloroso (dharana), poi, bisogna autoripiegare l’attenzione su se stessa per entrare in meditazione (dhyana) e, gradualmente, arrivare a dissolvere il samskaras.

 

Quanto tempo ci vuole per avere i primi risultati?

Ci vogliono molte sedute di Yoga per trascendere quel samskaras, ma con molta pazienza, facendo anche dei seminari intensivi di qualche giorno, seguiti da un bravo insegnante, si può fare l’esperienza.

La ricerca interiore non è fatta di illuminazioni immediate, estatiche e paradisi facili, spesso richiede passione, sacrificio e dedizione.
A volte ci vogliono settimane, mesi o anni per vedere oltre l’illusione della mente, altre volte il processo è istantaneo.

Cosa accade dopo anni di pratica di Yoga?

La pratica dello Yoga Superiore trasforma il nostro panorama interiore, porta a galla la nostra parte più bella, ci guida nel lento processo del risveglio della coscienza.

Lo Yoga Superiore è una filosofia pratica che ci aiuta nel lento processo di diventare ciò che siamo, migliora la nostra sensibilità e ci apre al miracolo e allo stupore della vita.

Yoga è vedere attraverso il velo di Maya, l’illusione, ma è sopratutto un’esperienza vivificante, che illumina il presente e abbandona qualunque idea di perfezione e di mondi celesti, aprendoci al valore assoluto dell’essere presente nel qui e ora.

Come si sviluppa una lezione di Yoga?

Durante le lezioni si userà la musica per favorire un più profondo rilassamento e durante le meditazioni finali le campane tibetane aiuteranno l’allievo ad assaporare l’immobilità e il silenzio spontaneo.

La lezione dura ca. 80 minuti e si svolge in cinque fasi :

Introduzione teorica allo yoga e domande dei partecipanti
Esecuzione delle Asana (posizioni)
Pranayama (tecniche di respirazione)
Meditazione (guidate, visualizzazioni, suono delle campane tibetane)
Rilassamento finale

I corsi sono divisi per livelli, base e avanzato, e si possono fare incontri di gruppo o individuali.

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Giuseppe Pappalardo nasce a Padova il 13 febbraio 1973.

Consegue la Laurea in Economia e un Master in Gestione Risorse Umane.

Durante gli studi universitari inizia la pratica dello Yoga e della Meditazione.
Si diploma nel Centro studi ASIA di Bologna.

Diventa Costellatore Familiare in un percorso biennale nel Centro “Il Tao delle Costellazioni Familiari” a Bologna diretto dalla psicoterapeuta Navala Jansch.
Approfondisce la formazione con successivi due anni di assistenza.

Nel 2009 risiede per sei mesi nel Centro Spirituale Miasto del Maestro Osho Rajneesh in Toscana dove approfondisce la Primal e il Tantra.

Dopo un percorso triennale si diploma Counselor e Coach indirizzo “Voice dialogue” e perfeziona la formazione con tre anni di assistenza nella Scuola “Innerteam” di Bologna diretto dalla docente Franca Errani.

Apprende la meditazione e il massaggio vibrazionale con le Campane Tibetane dal Lama Tibetano Thonla Sonam e da studiosi della meditazione sonora.
Approfondisce tecniche di massaggio da diverse tradizioni e scuole (Shiatsu, Olistico e Psichico).
Nel 2009 si certifica Insegnante Yoga della risata, diploma conseguito nel Club della risata di Roma con la Master Teacher Laura Toffolo.